Io non so quali sono i migliori anni della mia vita. In verità ne ho avuti diversi e li ricordo tutti. Anni colorati, ognuno con una sua colonna sonora, un volto, una voce, finanche un libro.
Ma tanti sono stati anche quelli che ho rimosso. Per il dolore che mi hanno dato o forse perché erano soltanto grigi.
Molti dei “migliori anni” della mia consapevolezza sono anni della gioventù, altri sono dell’incipiente maturità, ma non mancano neanche gli anni di questo presente così bizzarro, così fuori del comune… finanche sorprendente.
Tanti insegnamenti ho avuto dai giorni che ho vissuto; ad esempio a non rinunciare a meravigliarmi, a prendere ogni giorno come un regalo e a ringraziare quanti mi sorridono incontrandomi. Certo non sono più “Giacomo l’idealista”, come mi aveva battezzato una dolce signora casertana, ma neanche riesco a rinunciare ai sogni o a coltivare un’utopia.
Un desiderio però ho coltivato: mi sarebbe piaciuto skakerare l’ottimismo di un tempo e la disillusione del dopo, la sicurezza di oggi assieme alla timidezza dei miei anni giovanili, e poi l’insicurezza, l’arrendevolezza e la determinazione. Insomma la gioventù passata troppo velocemente e la maturità (se tale è) di questo tempo che altrettanto velocemente scorre.
Forse non me ne sono accorto, questo desiderio però si sta già avverando ora, sotto l’incedere di questi miei giorni, di questo presente che non è avaro né di gioie né di speranze, né d’altro canto mi nega disillusioni e di tristezza. Qualcuno lassù ha deciso di fare il barman e di preparare un cocktail a cui due gocce di nostalgia, unite a una parte di sorriso sincero e a una di consapevolezza danno un retrogusto di impareggiabile piacevolezza.
I MIGLIORI ANNI
