Un mio articolo su XD Magazine – Dicembre 2017

Ci sono due assiomi nella vita professionale di Massimiliano Forgione. Il primo è la pedissequa osservanza dell’art. 27 della nostra Costituzione, là dove recita “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Il secondo trae spunto da un antico adagio: “Il lavoro nobilita l’uomo”. Ed è a questi postulati che il dott. Forgione si ispira nella guida della Casa di Reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi, una struttura entrata a buon diritto nel novero dei migliori istituti penitenziari italiani grazie alle best practices che vi si attuano.

Prima di ogni altra il lavoro! Una metodica rieducativa che è stata al centro di un puntuale resoconto giornalistico svolto appena qualche settimana fa da una televisione di Singapore, che ha selezionato in tutto il mondo otto penitenziari, e tra questi solo due italiani: quello di Bollate (Mi) e quello di Sant’Angelo dei Lombardi.
«L’obiettivo principale è formare i detenuti, in modo da facilitare il loro successivo reinserimento nel contesto sociale quando avranno scontato il loro debito con la giustizia. E non abbiamo saputo trovare modo migliore – dice il Direttore – che avviarli al lavoro nei diversi contesti che abbiamo realizzato nel nostro carcere, con pazienza e passione».

Solo un’infima minoranza dei duecento detenuti nella casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi ha scelto di restare ad oziare in cella, mentre tutti gli altri sono occupati nelle tante attività lavorative programmate dalla direzione del penitenziario altirpino, percependo un regolare stipendio e vivendo nel contempo una qualità della vita carceraria decisamente sopra la media.

La Casa di reclusione altirpina “Bartolo, Famiglietti e Forgetta”, inaugurata nel 2004 dall’allora ministro di giustizia Castelli, è intitolata a tre agenti della polizia penitenziaria che persero la vita a seguito del sisma che interessò l’Irpinia nel 1980. È una struttura all’avanguardia la cui organizzazione degli spazi ha consentito di aprire officine e laboratori, tra le quali una modernissima tipografia dove si stampa principalmente materiale di interesse per l’amministrazione penitenziaria nazionale. Ma c’è pure una lavanderia, un autolavaggio, un’officina e una carrozzeria dove da tutta Italia arrivano per la necessaria manutenzione le auto di servizio del corpo.

Oltre a un ampio uliveto, a un frutteto e alla produzione di miele, con la collaborazione della Cooperativa sociale il Germoglio che gestisce la Fattoria Sociale “Al Fresco di Cantina”, i detenuti producono pure i quattro vini bianchi dell’Irpinia, Fiano, Greco, Coda di Volpe e Falanghina, commercializzati sotto l’etichette “Galeotto”. Bottiglie che sono arrivati sulla tavola di Papa Francesco, dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi, della Presidente della Camera Boldrini, del ministro di Giustizia Orlando, del Lavoro Poletti e di tante altre autorità.

«Per i detenuti il lavoro nella Fattoria Sociale rappresenta un’opportunità importante – chiarisce Fiorenzo Vespasiano, frontman della Cooperativa – sia per acquisire necessarie competenze lavorative da spendere nella fase successiva alla detenzione, sia per la sperimentazione di un diverso impiego del tempo di detenzione, che viene reso sempre più momento di conversione verso il vivere secondo legalità».

Il carcere redime, allora? Ecco la risposta del direttore Forgione: «Se le dicessi di sì sarei un bugiardo, poiché ancora in molti ritornano. Ma pure se la mia risposta fosse negativa non sarei sincero e, soprattutto, farei un torto a tutti gli ex reclusi che hanno trovato nel lavoro in carcere l’occasione per riflettere sugli errori commessi».
Insomma, ci sembra di poter concludere, che quello di Sant’Angelo dei Lombardi è un carcere modello per via di una strategia che fonda sul lavoro la responsabilità del recluso. Giusto quanto prescrive la Costituzione Italiana

A proposito dell'Autore

Michele Vespasiano

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