L’inchiostro dove intingo la mia penna è fatto di sentimenti forti, densi di passioni, brillanti di emozioni; un liquido ruvido di pensieri tenaci, di tormento ed eccitazione, di bramosia e sofferenza.
Una mescola bene amalgamata che permea la mente e attraversa tutti i pori per entrarmi dentro; si mischia al sangue che scorre nelle vene e mi tiene vivo.
Il mio inchiostro è fatto di amore dolce, di slanci, impulsi e impeti e poi di una gioia grande che avvolge tutto e fa crescere a dismisura il desiderio di te.
E pure di rabbia che lacera e ferisce è fatto il mio inchiostro, e poi di freddezza, distacco, indifferenza e disinteresse, assieme al rancore atroce e al dispiacere tormentato che mi lascia preda di notti insonni.
Si è inaridito ora il mio calamaio e la mia penna è ormai asciutta. Sul fondo c’è solo un liquido incolore, scialbo e inconsistente che sbava sulla carta, stemperando i pensieri, annacquando le parole e diluendo i sentimenti.
Invano mi affanno a cercare per il mio pennino una goccia ancora dell’inchiostro buono. Mi serve per scrivere un’ultima lettera.
Debbo scriverla, anche se poi sono sicuro che non te la consegnerò. La metterò allora con le altre, nel cassetto dei giorni lieti oppure, chissà, tra quelle scritte nei giorni dispari.
Ma poi penso che tutto sommato faccio bene a riporre la mia penna e a buttare via il calamaio. Null’altro mi è dato di fare… nè parlare nè tampoco scrivere!