Io non dimentico, non riesco a dimenticare!
Rifletto che ci voleva una parola, “Shoah”, per aiutarci a non dimenticare perché altrimenti sarebbe stato difficile tenere a mente una cosa che non ha nemmeno un nome.
E lo stesso vale per la parola “Foibe” che fa memoria di un’altra efferatezza di cui siamo stati capaci come uomini.
Ma quante altre efferatezze ci sono, sparse nel tempo e nello spazio che c’è dato, che non hanno nemmeno un nome e che, quindi, non ricordiamo?
Penso al genocidio degli Armeni, al massacro dei palestinesi nei campi di Sabra e Shatila e poi ai morti di Stalin, ai gulag sovietici e potrei continuare con la pulizia etnica nei Balcani, con il genocidio del Ruanda e quella della minoranza Rohingya, perseguitata dalla dittatura birmana da decenni.
Mi fermo, invece, per considerare che oggi abbiamo il dovere di ricordare anche le migliaia di morti che giacciono in fondo al Mar Mediterraneo. Quelli che ci sono già stati e quelli che ci saranno fin quando non cesseranno le politiche xenofobe dell’Europa e ancor più dell’Italia.
Non ha un nome questa strage, nessuno ha pensato a dargliele uno. Forse perché così non ci sarà dato di ricordarla… Ma io penso di non sbagliare se chiamo anche questa Shoah!