È sempre impegnativo fare il bilancio di un anno che finisce. È sempre arduo progettare il nuovo.

– Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
– Oh illustrissimo si, certo.
– Come quest’anno passato?
– Più più assai.
– Come quello di là?
– Più più, illustrissimo.
– Ma come qual altro? Non vi piacerebb’egli che
l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni
ultimi?
– Signor no, non mi piacerebbe.
[Leopardi, Dialogo di un Venditore d’almanacchi e di un Passeggere]

L’arrivo del nuovo anno è una di quelle occasioni che segnano un appuntamento fisso con la riflessione, che spingono a riconsiderare i giorni e i mesi passati per alleggerirci dei pesi e lasciar andare tutto ciò che non ci appartiene. È un momento importante perché si percepisce il tempo che inesorabilmente va avanti e nella nostra mente si affacciano come dei flashback una serie di immagini che riguardano i successi e gli insuccessi della vita. La nostra.
Tutti, infatti, abbiamo vissuto momenti positivi e negativi; alcuni dipesi dalla sorte, altri, di contro, sono il risultato di nostri comportamenti. Un rito di passaggio che obbliga a fare bilanci che sono sempre impegnativi e talvolta anche amari, poiché qualunque cosa si sia fatta nell’anno che muore apparirà sempre poca cosa rispetto a quello che si sarebbe potuto fare.

Ciononostante non mi sottraggo dal chiedermi: che butto di quest’anno che finisce e che cosa, invece, vorrei che mi facesse compagnia in quello nuovo? quali sono stati i momenti tristi e quali quelli che mi hanno gratificato?
Vado a spanne, senza molto indagare, senza molto scandagliare.
Tra i primi di sicuro c’è il dolore per la scomparsa di amici cari; ognuno parte della mia vita; testimoni di tempi imprigionati nell’ambra dolce della memoria; protagonisti con me di stagioni che molto hanno promesso e tanto mantenuto. È stato un peccato averli persi!
Da qualche parte ho riposto alla rinfusa amarezze e delusioni che hanno sporcato giorni che avevo immaginato diversi. Butterò via pure queste. E poi anche le disillusioni e la scontentezza per le incomprensioni che hanno generato. L’aspettativa per un viaggio mai fatto e la routine di giorni tutti uguali. La fiducia mal riposta e il coraggio di non fare scelte quando, invece, sarebbe servito farlo.

Salutare il vecchio anno per accogliere la nascita del nuovo è utile anche a ricordare che la vita ci ha regalato pure momenti belli, talvolta solo degli attimi, ma indispensabili a risollevarci nei periodi di difficoltà. Cosicché conserverò il piacere della nascita di nuove amicizie, alcune solo virtuali grazie ai social, e i giorni meravigliosi delle amicizie ritrovate, talune anche dopo cinquant’anni, e quelli degli affetti appannati e tornati a nuova vita. Li terrò in cornice, questi momenti, per ricordarmi della gioia che mi hanno regalato e di quanta gratitudine io debba verso chi mi ha assecondato, verso chi si è fidato di me.
E assai soddisfacenti sono state, ancora una volta, anche le occasioni per parlare e far parlare dei miei libri. L’ultimo davvero prezioso per la collaborazione con un’amica che mi è assai cara e che mi ha accompagnato in un percorso narrativo assai appagante.
Altri momenti come questi auspico di viverli anche nel nuovo anno. Tanti, infatti, sono ancora i progetti e le idee che coltivo. Perché se in un giorno come oggi si pensa al passato, alle ore che scorrono veloci, ancor più si pensa al futuro. Perché è sempre il futuro che ci affascina, è sempre la vita che non abbiamo ancora vissuto ad intrigarci.
Io metto in conto dei viaggi. Fossero solo dei weekend tra arte e cultura. Ho già un elenco di libri che vorrei leggere, anche se so che poi finisce che mi faccio guidare dall’estemporaneità e prendo in mano i libri per istinto. Mi servirà tempo per tutto questo, lo so, ma sarò persistente, pur nella consapevolezza dei limiti che troppo spesso mi hanno frenato.
E forse nel programma delle cose da fare mi servirà rivedere anche alcuni miei atteggiamenti, nella consapevolezza che il cambiamento per realizzarsi vada nutrito con coraggio, gioia e tanta pazienza! Oppure no, perché tutto sommato qualunque cosa accada potrà essere sempre una vittoria, come pure lanciarsi nel rischio di lasciare una sicurezza per qualcosa che, anche se per niente certa, ti rende mille volte più felice.
Son io questo. Lo sono stato e vorrò ancora esserlo, e allora, per dirla con il poeta, al venditore di almanacchi che fa capolino ancora in questo fine d’anno chiederò: “Dunque mostratemi l’almanacco più bello che avete” e poi lascerò che il tempo scriva per me sulle righe della mia vita.

A proposito dell'Autore

Michele Vespasiano

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