Dopo la storia di due cuori ammaccati, raccontata nel romanzo “La ragazza di Vizzini” (scritto a quattro mani con Emanuela Sica), Michele Vespasiano riavvolge il filo degli eventi nella sua ultima opera narrativa, “Per ultimo l’amore” (ABE Edizioni), e riprende le vicende di Mimì Santangelo svelando gli antefatti che hanno portato il giovane avvocato napoletano sul traghetto per la Sicilia, dove poi è scoccata la scintilla dell’innamoramento per Camila, la bella e misteriosa archeologa siciliana.
Il prequel mette al centro della narrazione gli sbagli, i peccati e le capitolazioni dell’amore imperfetto, lesto a scivolare sul piano inclinato della colpa e capace di travolgere presente e futuro in un imprevisto sconvolgimento emozionale.
Il fil rouge che lega i due romanzi è il tema dell’amore declinato nelle sue varie accezioni, da quella canonicamente romantica a quella eroticamente coinvolgente; dalla relazione possessiva a quella giocosa e disimpegnata, che fa dire a Mimì Santangelo: “Pensavo che fosse amore, e invece l’amore mi ha ingannato“.
Vi è mai capitato di lasciare o di essere lasciati? Oppure di amare disperatamente qualcuno che finisce per farsi beffe dei vostri sentimenti? Ecco, in estrema sintesi, è lungo questo canovaccio che si snodano gli eventi raccontati da Michele Vespasiano nel suo nuovo libro.
L’incontro tra Mimì e Carla (è lei la protagonista di questo romanzo) avviene nel luogo più frivolo e artefatto che si possa immaginare: una discoteca, dove la musica assordante fa da colonna sonora all’incanto e al disincanto di due giovani che fanno della spensieratezza il leit motiv delle loro esistenze.
Se Mimì è l’espressione senza illusioni dell’antica borghesia napoletana, Carla, invece, è una ragazza che sa farsi forte della sua determinazione per emergere da un contesto familiare a luci ed ombre.
Un’arma potente è la sua bellezza superlativa e magnetica, che intriga Mimì nei giorni in cui sta per decidere il suo futuro, in bilico tra il dovere di assecondare le aspettative di una famiglia rampante e la voglia di lasciarsi andare per dare corpo ai sogni di un domani libero da ipocriti legacci.
A scompaginare le carte di entrambi arriva l’amore. Dapprima nascosto, poi urlato ed infine mistificato. Una storia d’amore e afflizione nata in discoteca e finita non si sa dove.
«Come nella teoria dei colori – suggerisce l’Autore – le combinazioni di stili d’amore mescolate tra loro danno origine a nuove gradazioni, tutte intensamente vissute, tutte analogamente sofferte. Cosicché non è mai troppo tardi per riflettere sull’amore: esso esalta e guarisce, allo stesso modo di quanto ferisce e condanna.
Nella narrazione diventa necessario far affiorare i suoi volti: da una parte quello dell’amore che guarda verso l’altro e include, dall’altra il caos delle relazioni amorose, il risentimento, l’impatto retrivo della gelosia».
Essendo un prequel, il romanzo ha un epilogo senza suspence, un finale già noto: il tradimento che patisce Mimì e che lo rende incapace di accettare la frustrazione e l’impossibilità di far tornare le cose come prima. Il giovane inizia ad avvertire un peso sul cuore che diventa via via più gravoso, fino al punto di privarlo di tutte le energie. Sconvolto e in cerca d’aiuto, si rivolge ad una psicoterapeuta e, grazie ai suoi consigli, inizia un percorso per ritrovare la felicità perduta.
Dice Vespasiano: «Come riprendersi da una delusione amorosa? Se lo chiedono in tanti perché è proprio uno di quei casi in cui, anche se armati dei migliori propositi e disposti a tutto pur di superare il dolore, costa molta fatica anche solo smettere di pensare a chi ci ha delusi. Lasciar andare qualcuno è un processo che non ci viene proprio naturale. In un mondo che ci abitua a sentirci aggrappati a chi amiamo ci torna davvero difficile dover rinunciare al nido che ci siamo costruiti e che ci dà sicurezza».
Come per magia, il peso sul cuore si dissolve su un traghetto diretto in Sicilia; è qui che, finalmente, ritrova fiducia nel futuro e in ciò che la vita riserva di buono ogni giorno. Lo stesso traghetto dove ha inizio la trama del precedente “La ragazza di Vizzini”. Ma questa è una storia già scritta!
La scrittura di Vespasiano ha un rapporto stretto con le emozioni, e l’amore è la forza fondamentale della vita, nella quale l’essere umano cerca la relazione assoluta con l’altro e assieme la guarigione dalla ferita dell’esistenza. L’inserimento, poi, di diversi codici espressivi (poesie, lettere, canzoni, ecc.) e quello di differenti tracce narrative (la violenza di genere, l’identità sociale, ecc.) fa del libro di Michele Vespasiano un romanzo post moderno nel quale lo stile e l’intreccio si affiancano per permettere al lettore di farlo “calare” all’interno della storia. La trama diventa allora un viaggio tra i sentimenti e i pensieri di Mimì e Carla. E allora, sfogliando le pagine del libro sembra quasi che la storia coinvolga il lettore fino a fare intravedere i protagonisti e a far percepire la passione che li avvolge.
Anche se l’autore apre finestre su diversi paesaggi, spiagge, giardini e architetture, dalla Grecia, alla Spagna, alla Puglia, tutti amabilmente descritti e inequivocabili riscontri al piacere per la bellezza, il narrato di quest’ultimo romanzo di Vespasiano si dipana essenzialmente, e non senza colpi di scena, per le strade di Napoli, la città più imprevedibile che ci sia, dove l’amore ha mille tinte e tante altre ne lascia immaginare. E tra queste c’è pure quella pesante e fosca della delusione e del tradimento. Cosicché, dei mille culure cantati da Pino Daniele, il dirompente amore fra Mimì e Carla finirà per assumerne i chiaroscuri, le contraddizioni, i contrasti, costringendolo a restare quotidianamente in bilico tra la paura di amare e il bisogno imprescindibile di essere amato.
Fino a svaporare nella profondità dell’azzurro del cielo e nel blu di un cappello di paglia.
In copertina il dipinto di Salvatore Mazzeo “Donna allo specchio”.
Michele Vespasiano, “Per ultimo l’amore”, Abe edizioni, 2021